Il Sussurro del Lago [contenuti speciali]

Riva Azzurra, vista lago di Vico e Monte Venere (foto @lorianalucciarini)

Sei nella sezione de «Il Sussurro del Lago», dedicata all’ultimo romanzo di Loriana Lucciarini

Qui troverai info e contributi extra relativi al romanzo.

Un thriller psicologico ambientato nella Tuscia viterbese.

Il corpo di Chiara Roberti, figlia di un noto imprenditore della zona, viene ritrovato impigliato fra il canneto e la riva del Lago di Vico, a Viterbo. La ragazza, fuggita da casa giorni prima, era sotto cura psichiatrica e gli inquirenti archiviano il caso come suicidio. Eppure questa storia è destinata a non chiudersi perché, due anni dopo, quando la criminologa Anna Lorenzi torna in Italia, nella posta in giacenza trova una cartolina proprio di Chiara. Il messaggio è criptico e apre scenari diversi e inquietanti. Così Anna, spinta dalla necessità di far luce sulla sorte della sua allieva, indagherà per riaprire il caso, aiutata dalla giornalista Vanessa Sardo, che fin dall’inizio ne ha seguito le vicende. Riusciranno le due donne – testarde, intuitive e determinate – a decifrare il mistero legato alle ombre e ai segreti che Chiara Roberti si è portata con sé, nel fondo delle chete acque del lago?

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Hanno preso parte al progetto di questo romanzo

Carlo Porrini, che ha curato l’editor professionale

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Gaia Cicaloni, la grafica che ha ideato e creato logo e copertina

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Asia Luberti, la cui foto è stata elaborata per la copertina.

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L’Ambientazione

L’ambientazione è tra Bologna e la Tuscia viterbese, nei pressi del Lago di Vico. Alcune scene si svolgono nel quartiere San Pellegrino di Viterbo e altre a Bagnaia. Il luogo del ritrovamento del corpo di Chiara Roberti è sulle sponde di Riva Azzurra, sul Lago di Vico.

Durante la stesura del romanzo ho fatto un sopralluogo per captare e carpire i dettagli del posto…

Ecco un estratto del testo che rende bene l’ambientazione:

Riva Azzurra era immersa in un’inquietante calma. Nel buio, la luce della luna si rifletteva sulle acque ferme del Lago di Vico.

La temperatura era scesa e dalla riva saliva una nebbia che scoloriva le sagome degli alberi dell’adiacente faggeta. Poco distante, il circolo velico aveva acceso le luci, che apparivano come macchie confuse tra i banchi di nebbia.

Aveva chiesto di poter vedere il luogo dove Chiara era stata ritrovata e la giornalista le aveva dato appuntamento proprio lì, mandandole la posizione gps per permetterle di raggiungere la zona con un taxi. Lei si era mossa in anticipo, voleva farsi un’idea del posto.

Un luogo suggestivo, rifletté camminando su un letto di aghi di pino intrisi d’acqua. Con la torcia del cellulare fece luce per illuminare il percorso davanti a sé. La pioggia dei giorni precedenti aveva reso il terreno melmoso, Anna si sporcò gli stivali. Isolato e umido, decretò.

Chiuse gli occhi e s’immerse nel silenzio. L’aria era pesante e satura di brina, tutto era fermo. Si sentiva solo il lieve sciabordio dell’acqua arrivare da riva.

Sfilò dalla tasca il ritaglio dell’articolo di giornale relativo al ritrovamento del corpo e lo rilesse per memorizzare le informazioni.

Perché Chiara, ipotizzando che fosse seguita sul serio da qualcuno che voleva farle del male, aveva scelto quel luogo così fuori mano? Lei era nata in quella zona e la conosceva bene, perché allora dirigersi dove sapeva non avrebbe trovato aiuto e soccorsi?

Vista l’ubicazione del luogo diventava dunque probabile l’ipotesi investigativa che aveva chiuso il caso come suicidio, anche se lei l’aveva scartata fin dall’inizio.

Rabbrividì al pensiero che Chiara avesse scelto di entrare in acqua in una notte d’autunno, quando il freddo si faceva pungente e l’umidità abbassava le temperature di molto rispetto a quelle del giorno. ciò le sembrò davvero troppo assurdo.

Quale delle due allora?

Anna lasciò scegliere all’istinto lo scenario in cui muoversi e la immaginò da sola, aggirarsi sulla riva, al buio. Si guardò intorno come se fosse nella testa di Chiara e la radura non le parve rassicurante: le cime degli alberi chiudevano il cielo, incombenti, il lago era uno specchio nero inquietante e il freddo spezzava il respiro. Confusa nella nebbia s’intravedeva la sagoma del Monte Venere che appariva e spariva dando l’illusione che tutto fosse in movimento, una sensazione d’irrealtà straniante.

La sua attenzione venne catturata dal terreno ghiaioso al limitare dell’acqua. Si mosse di qualche passo, poi si fermò a osservare la punta degli stivali lambire l’acqua. Anche Chiara parlava di passi, nel suo messaggio. Quanti erano di preciso, e che significato avevano?

Dalla borsa prese la cartolina e, facendosi luce con il cellulare, la rilesse. “E anche se non è la Foresta nera ma l’Italia, più di diciannovemilaseicentocinquantasette saranno i passi che dovrò fare”, così aveva scritto.

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Scopri la Tuscia – info per il viaggiatore

Scoprite le bellezze e le attrattive storiche e paesaggistiche di questi luoghi, attraverso una scena del romanzo poi eliminata. [Qui Anna è in taxi diretta verso il lago e l’uomo alla guida del mezzo si dimostra un ottimo cicerone].

«La provinciale 39 o anche Valle di Vico e costeggia parte del versante Ovest del lago» il tassista le parlava tenendo le mani sul volante, senza distogliere gli occhi dalla strada.

« Il lago è di origine vulcanica» proseguì dopo aver rallentato il veicolo per permettere ad Anna di osservare meglio «ed è il primo per altitudine. Siamo a circa cinquecento metri sul livello del mare. Dal lato opposto ci sono i monti Cimini, il monte Fogliano, il monte Venere.

Anna seguiva attenta e cercava di individuare tra le cime verdi quelle citate dal tassista.

«Ho letto che è anche una zona naturalistica» intervenne, sollecitando la parlantina dell’altro che si rivelò prodigo di spiegazioni.

«Esatto, è la riserva naturale del Lago di Vico. Nelle zone boschive vivono cinghiali, puzzole, volpi, tassi e nutrie mentre in acqua si trovano specie di acqua dolce come la tinca, il persico reale, il coregone e il luccio. Se ha modo provi una delle specialità della zona: il coregone alla piastra, è buonissimo.»

Nel frattempo, dopo la svolta a sinistra, la strada saliva.

«Vede quel punto laggiù?» l’uomo riprese, ormai lanciato a tessere le lodi dei luoghi che conosceva bene «Lì c’è una postazione da birdwatching. Io e mia moglie siamo appassionati e ci andiamo spesso.»

«Abitate in zona?»

«Sì, a Ronciglione ma siamo entrambi romani. Ci siamo spostati a vivere qui da circa vent’anni, stufi della vita di città. Qui c’è un altro stile di vita, una qualità diversa.»

«Lo credo anche io. Vi trovate bene?»

«Benissimo, anche se le persone di queste parti sono un po’ riservate, chiuse. Noi però non abbiamo avuto difficoltà a fare amicizia, ci siamo iscritti alla Lipu oltre che a un gruppo di archeotrekking e ogni settimana facciamo escursioni, incontri, uscite notturne. Insomma, ci siamo integrati bene.»

«Uhm, interessante… che tipo di escursioni?»

«Naturalistiche per lo più, utili allo studio della fauna. In questi anni abbiamo fatto molti avvistamenti soprattutto di folaghe, germani reali. Una volta siamo stati fortunati e abbiamo  registrato il passaggio di uno splendido airone bianco. Ma ci sono anche il falco pellegrino, la poiana e, nei boschi si possono incontrare anche upupe, cinciallegre, picchi e fringuelli.»

L’uomo dimostrò di conoscenza dettagliata dell’avifauna di zona.

«Un paio d’anni fa, nel periodo estivo, abbiamo organizzato una spedizione notturna è stato emozionante incontrare gufi e civette. Io personalmente ho anche intercettato un barbagianni.»

«Diceva che fate anche archeotrekking, giusto?»

«Sì e sono uscite interessanti: in tutta la provincia ci sono insediamenti antichissimi dei popoli falisci ed etruschi, civiltà preromaniche con intere città e necropoli

«Davvero? Non ne avevo idea…» era vero, Anna non era mai stata in quella zona della Tuscia viterbese.

«Certo, ce ne sono moltissime! Di civiltà falisca sono Fescennium, Vignanello, Sutri. Anche Civita Castellana, Nepi e Calcata hanno origine dai falisci, all’epoca si chiamavano Falerii, Nepet e Narce. Gli etruschi invece si estendevano per il resto della provincia, Tarquinia, Vulci la famosa Veio, fino al confine del Lazio, con Bomarzo

«Bomarzo? Dove c’è il parco dei mostri? Mi piacerebbe farci un salto, può fare una deviazione?»

«La distanza è notevole, è praticamente sul versante opposto. Ma se ha tempo…»

«No, allora lasciamo stare, ho un appuntamento nel pomeriggio e non vorrei arrivare tardi. Dunque, mi stava raccontando delle antiche popolazioni della zona, può dirmi di più?»

«Etruschi e Falisci» riprese il tassista, «Per un periodo hanno convissuto insieme, intessendo anche rapporti e alleanze utili soprattutto a contrastare l’avanzata dei romani. E si difesero anche bene, riportando importanti vittorie, fino a quando però non vennero definitivamente sconfitti, dando il via libera alla loro avanzata di espansione.»

«Ma lei dovrebbe fare la guida turistica, non il tassista!» lo adulò piacevolmente stupita.

L’uomo rise, si vedeva che il complimento gli aveva fatto piacere, ne gongolò arrossendo.

«Io e mia moglie siamo appassionati e spesso portiamo amici e parenti in giro per la provincia. Quello che so mi fa piacere condividerlo con gli altri, soprattutto se persone interessate come lei.»

«Guardi mi lasci il suo numero, se deciderò di venire qui in vacanza la contatterò per prenotare un tour organizzato da lei.»

L’altro le scoccò un’occhiata divertita.

«Sarebbe il primo servizio di questo tipo…»

«Non le manca nulla: è appassionato, conosce bene i posti, perché non ci pensa su?» 

«Ci penserò» e le sorrise poi, dopo un attimo di esitazione, aggiunse, «Comunque io sono Andrea, le lascio i miei recapiti, così se davvero lo vorrà fare questo giro turistico, io sono disponibile.»

Anna mise il biglietto da visita nel portafoglio. Non aveva detto così tanto per dire, contava davvero di tornare in vacanza, era certa che le anche Giulio avrebbe apprezzato le atmosfere del posto.

«Il turismo è molto sviluppato qui?»

Andrea si strinse nelle spalle: «Affatto. Neanche Viterbo si sponsorizza molto, nonostante abbia un centro storico meraviglioso e un gioiellino come il quartiere medievale di San Pellegrino. Le navi turistiche che attraccano a Civitavecchia neanche lo propongono come luogo da visitare, eppure ha molto da offrire a livello storico, artistico e naturalistico. Qui è l’agricoltura che sostenta l’economia, soprattutto la coltivazione delle nocciole» e rallentò per svoltare al bivio e prendere la direzione per San Martino al Cimino.

Il taxi rallentò in prossimità del centro abitato di San Martino al Cimino.

«Signora, la vuole vedere una cosa davvero bella? Ha voglia di fare una piccola deviazione?»

«Mi fido di lei, Andrea, faccia pure.»

«Le faccio perdere cinque minuti ma poi mi dirà se la visita merita» e, scalando marcia, entrò nel centro storico del piccolo paese che mostrava case di tufo arroccate su una salita, alla cui sommità  dominava una imponente costruzione.

«Non è splendida?» disse Andrea, muovendo il braccio lungo e nervoso in direzione dell’edificio.

Anna ammirò l’Abbazia cistercense con i due imponenti campanili, era davvero uno spettacolo imperdibile.

«E niente, devo venire qui in vacanza. Andrea lei mi ha convinta!»

L’uomo rise e ripartì verso Viterbo per lasciarla venti minuti dopo nei pressi di piazza della Rocca.

«Spero di rivederla presto allora e faccia buona permanenza nella nostra città» Andrea le allungò la ricevuta.

«Ci conti, dico sul serio» Anna pagò la corsa e diede un extra al solerte tassista, poi si mosse a piedi verso piazza della Morte.

Incasellata nel cuore del quartiere medievale di San Pellegrino, la piazzetta era suggestiva con la sua bella fontana al centro su cui affacciavano a ventaglio più stradine. Ristorantini e locali alla moda proponevano menù turistici e tavolini all’aperto. Ne scelse uno e mangiò anche lei fuori. Ordinò un coregone al forno con patate, seguendo il consiglio del simpatico tassista e un’insalatina con un calice di vino bianco. Lo scalpicciare dei passanti sull’acciottolato urbano, il rilassante suono dell’acqua della fontana e il sole caldo sul viso, furono gli elementi giusti per rendere il suo pasto piacevole.

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Ricerche e fonti

Per realizzare questa storia mi sono state necessarie delle ricerche e approfondimenti.

  • Ho visitato il sito internet dell’Università di Bologna, relativamente all’offerta formativa per l’anno 2016-2017, per individuare quale corso di studi potesse essere il più attinente e idoneo a descrivere quello tenuto da Anna Lorenzi, corso poi frequentato da Chiara Roberti.
  • Internet mi è stato utile anche per le ricerche relativi ai fatti di cronaca a cui è legato il romanzo le informazioni utilizzate sono state tratte da siti di testate nazionali e locali.
  • Cercare in rete i calendari relativi agli anni 2016-2018 mi è servito per dare linearità temporale alla storia.
  • Sul significato delle rune e quello dei simboli esoterici presenti nella storia, ho fatto ricerche su siti specialistici, oltre ad aver richiesto una consulenza aggiuntiva a Loredana Preda, operatrice olistica.
  • La consultazione dei siti specialistici è stata fondamentale anche per la definizione psicologica della personalità di Chiara Roberti (bipolarismo, delirio psicotico, depressione, fase iperattiva, sull’autolesionismo). Gli accertamenti sulle modalità di indagine criminologica, sulla terminologia utilizzata e quant’altro relativo ad essa, sono stati possibili grazie alla consulenza della dottoressa Chiara Scagnoli, criminologa.

Lo sapevi che…

  • I casi citati da Chiara nel suo memoriale sono veri, ho solo modificato gli estremi e i nominativi
  • A stesura conclusa del romanzo, facendo ulteriori ricerche, ho scoperto di un episodio di cronaca dalle dinamiche quasi identiche a quelle descritte, relative alla morte di Chiara, avvenuto proprio nel luogo che ho scelto nella mia storia. Coincidenza quasi sconvolgente…

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Questo romanzo fa parte della mia collana indie “Suggestioni Noir” per storie crime, noir, thriller.

Un omaggio ai mei lettori…

Il segnalibro de «Il Sussurro del Lago» è scaricabile qui

Grazie per essere passati di qui, spero abbiate apprezzato i contributi extra. Se vi va, lasciate un commento.

loriana lucciarini
Reading a cura di Rosanna Lia, la Narratrice di sogni