La prima edizione del festival Le Muse, organizzato da Ersilia Ferrante e Daniela Mencarelli Hofman si è conclusa, dopo aver animato nelle tre date in programma (21 agosto, 28 agosto, 4 settembre) il centro di tre località della Riviera dei Fiori (Sanremo, Ventimiglia, Cipressa) con mostre, spettacoli, incontri letterari.
Le Muse ha offerto una vasta panoramica sull’arte, la cultura, la letteratura, la musica e la fotografia al femminile. Leggi il mio articolo di approfondimento scritto per Cultura e Letteratura al Femminile, qui.
Come sapete, ho partecipato anche io. Ospite nella seconda giornata della kermesse culturale e artistica, una giornata intensa arricchente, fatta di impegno sociale, spunti di riflessione, testimonianze, incontri, spettacolo, arte e letteratura. Ringrazio le organizzatrici per avermi coinvolta, grazie per la stima e l’affetto!
In questo articolo vi racconto la giornata che mi ha visto, assieme ad altre colleghe artiste e scrittrici, tra le protagoniste sul tema della violenza di genere: “Cosa è stato fatto e cosa resta da fare?”








La violenza sulle donne vede ancora numeri altissimi, che non accennano a ridursi: la violenza fisica e quella psicologica, esercitata in diverse forme, incidono rispettivamente per l’89,3% e il 66,9%. I femminicidi spesso accadono nella sfera delle relazioni familiari e affettive (nel 2021, su 116 femminicidi, 68 è avvenuta per mano dal partner o ex). Dunque è di primaria importanza interrogarsi rispetto a quanto ancora c’è da mettere in campo per attuare un serio contrasto al fenomeno. Su questi dati preoccupanti, la giornalista Lidia De Apollonia in qualità di moderatrice del dibattito, ha dato il via alla tavola rotonda, introducendo le ospiti e sollecitandone gli interventi.
Virginia Ciaravolo, psicoterapeuta specialista in infanzia, adolescenza ed età adulta e criminologa, madrina d’eccezione, ha offerto un approfondimento a tutto tondo del drammatico fenomeno, dalle sue origini, alle azioni messe in campo, alle questioni dirimenti. Virginia Ciaravolo, che per il suo lavoro opera quotidianamente sul campo a supporto delle vittime di violenza, ha fornito un quadro d’insieme esaustivo e completo.
«La violenza di genere è un dramma non solo per le vittime che la subiscono, ma anche per chi assiste inerme agli episodi di violenza: spesso i minori coinvolti si portano addosso i traumi per tutta la vita. Senza contare il dramma dei figli rimasti orfani, nei casi di omicidio-suicidio: un fenomeno dal costo umano altissimo.»
Le relatrici (Raffaella Ranise, Paola Maccario, Rosaria Carfagno e la sottoscritta in qualità di ideatrice e curatrice del volume «Quattro petali rossi» scritto assieme a Monica Coppola, Arianna Berna e Silvia Devitofrancesco), sono tutte autrici che hanno affrontato e raccontato della violenza agita dagli uomini sulle donne nei loro romanzi e, nei loro interventi a Le Muse, hanno dato un contributo, alternandosi fra loro e integrando con altri punti di discussione.
Loriana Lucciarini, ha posto l’attenzione sulla genesi del fenomeno (cultura patriarcale, evoluzione del ruolo della donna), sui numeri della violenza (fa riflettere il dato delle denunce di violenza domestica depositate nel periodo afferente al lockdown1 e alla reclusione forzata in casa), insistendo sulla necessità di un profondo cambio culturale:
«Occorre lavorare soprattutto con le nuove generazioni.»
Raffaella Ranise e Paola Maccario hanno fatto una fotografia della condizione femminile nel passato, così come raccontano anche nei loro romanzi. Inoltre, hanno affrontato aspetti culturali e sociali: stereotipi di genere, relazioni umane in una società che cambia.
Rosaria Carfagno ha puntato l’attenzione sulla necessità di formare le forze dell’ordine. L’autrice, ex funzionaria di polizia, ha sottolineato l’importanza di una preparazione adeguata nel gestire i casi di violenza nel modo corretto, nel riconoscere situazioni di abuso, nel far sentire al sicuro la vittima.
Un aspetto non secondario perché, purtroppo ancora troppo spesso, i telegiornali raccontano di donne non credute, atteggiamenti pericolosi da parte del violento spesso minimizzati.
Il dibattito, seguito da un pubblico attento e interessato, ha sollecitato diversi interventi dalla sala, con domande.
Troppo spesso i provvedimenti legali e giudiziari sembrano non essere sufficienti, e troppe volte gli uomini denunciati per violenza tornano a colpire di nuovo, senza essere fermati in tempo. Cosa si può fare?
ci si è chiesto. Oppure ancora:
C’è ancora tanto da fare, da dove si parte?
Rispetto alle azioni concrete, in grado di apportare un significativo cambiamento, Virginia Ciaravolo ha illustrato la positiva esperienza realizzata in Inghilterra: il modello inglese ha riunito in una task-force esperti in tutti i campi, permettendo loro di intervenire con tempestività e competenza nei casi di violenza e abuso. Un progetto a lungo raggio. Chissà che risultati darebbe in Italia.
Azioni di primaria importanza da realizzare sono sollecitare e avviare un profondo cambiamento culturale e sociale, in primis nella scuola, con le nuove generazioni, insegnando le corrette dinamiche di una relazione affettiva, eliminando gli stereotipi di genere che ripropongono ruoli/gabbia del passato. Oppure intervenire con misure efficaci nel contrasto agli uomini violenti. In aggiunta, supportare il lavoro dei centri antiviolenza, anche economicamente, consentendo a più donne possibili di fuoriuscire da situazioni di abusi e violenze. E pretendere maggiore assunzione di responsabilità e operatività da parte delle Istituzioni.
Si riesce a vedere una soluzione del problema?
Dalle relatrici non è arrivata una risposta univoca: c’è chi è ottimista, chi invece non vede cambiamenti nel breve periodo; tuttavia tutte concordano nel sottolineare che viene richiesto il massimo impegno da parte di tutti, nessuno escluso perché:
«Il problema tocca tutte e tutti.»
Conclusa la tavola rotonda e spostandoci fuori sulla terrazza del Forte dell’Annunziata sotto un cielo che veste i colori del tramonto, si è passati alla seconda parte del programma con un concerto all’aperto di due artiste e cantautrici d’eccezione: Sue e Sara Velardo (che vi consiglio di scoprire come musiciste e cantanti!)
Attraverso la loro musica, con voce, chitarra e note, si è compiuto il viaggio finale nelle emozioni femminili contemporanee e più antiche, tra miti ancestrali, tabù, libertà, desiderio di rompere gli schemi, voglia di affermazione e paure.
Anche questo è fare arte.
Arte che dà voce alle istanze delle donne.
Loriana Lucciarini
—————————————-
1I dati (fonte: Ansa e web)
- Nel 2021 116 donne uccise, di cui 110 nell’ambito familiare e affettivo, 68 dal partner o ex.
- Nel 2022, 51 sono le donne uccise ad oggi, con una media di 1 ogni tre giorni. I numeri non sono in calo.
- Le donne che si rivolgono ai centri antiviolenza (Cav) lo fanno per denunciare principalmente violenza psicologica (89,3%) e violenza fisica (66,9%) e richiedono ascolto, accoglienza, supporto psicologico e supporto legale rispettivamente con queste percentuali: 97,1%, 82,8%, 53,6%, 46,3%.
- L’incidenza della pandemia Covid sulla violenza domestica: nell’anno 2020, che ha previsto il lockdown con la chiusura forzata in casa della popolazione italiana, 15.387 sono state le donne che si sono rivolte ai Cav per concordare un percorso di uscita dalla violenza. 13.700 di queste erano alla prima richiesta. Il 74,2% delle violenze preesisteva prima della pandemia ma ci si è trovati di fronte a una recrudescenza degli episodi. Le occasioni di violenza domestica sono aumentate (3.583 contro i 2.663 casi del 2019). I dati hanno un picco discendente a fine lockdown.
L’ha ripubblicato su Scintille d'Animae ha commentato:
Le Muse festival, appuntamento del 28 agosto a Ventimiglia: vi racconto la tavola rotonda sul tema della violenza di genere. Tanti contenuti e ospiti di qualità.
"Mi piace""Mi piace"