Ieri, 25 novembre 2020, si è svolto online l’evento di Mille voci contro la violenza, organizzato dall’associazione Cultura al femminile, da un’idea dell’infaticabile della sua fondatrice, Emma Fenu.
Giunto alla IV edizione, Mille voci contro la violenza ha visto negli anni alternare contributi di testimoni dirette di violenza, esponenti della cultura, dell’arte, della sfera sociale, specialisti di settore, tutti per dare voce al coro che vuole gridare forte un NO alla violenza.
Puoi vedere il video completo dell’evento anche cliccando qui
Qui, invece il testo del mio intervento.
Mille voci contro la violenza 25 novembre 2020
Intervento di Loriana Lucciarini all’evento online
La violenza sulle donne è un problema culturale: occorre scardinare gli stereotipi sessisti e patriarcali, che vogliono relegarle ai soliti ruoli.
La cultura va cambiata, negli ambiti di tutti i giorni, nel quotidiano, negli aspetti lavorativi e sociali. Perché ogni volta che a una donna viene tolta dignità e rispetto, è un passo in più verso l’ennesima violenza.
Le donne si scontrano ogni giorno con sottese allusioni, battute, puntualizzazioni, accuse più o meno esplicite, rispetto alle loro scelte, comportamenti, intenzioni, il tutto punta a non volerle riconoscere come individui, soggetti pensanti, donne autonome, libere.
Ribadisco dunque l’importanza di agire nella cultura, in tutti gli ambiti ma è nella sfera delle relazioni personali che più si perpetra la violenza, in famiglia.
La violenza sulle donne si esplica in tanti modi, noi autrici (Arianna Berna, Monica Coppola, Silvia Devitofrancesco e io) abbiamo provato a raccontarne alcuni nel volume “4 Petali Rossi, frammenti di storie spezzate” (edizioni Arpeggio Libero), affrontando quelli più comuni: manipolazione narcisistica, isolamento e stalking, oggettivazione del corpo femminile, stupro.
Il volume vuole sensibilizzare e informare, ma vuole fare anche qualcosa di concreto, devolvendo l’intero ricavato delle vendite a una casa rifugio per donne maltrattate. Nel volume è stato inserito un manuale SOS, scritto dalle operatrici del centro antiviolenza di BeFree, che punta a dare elementi di valutazione e azione rispetto all’individuazione di una situazione di violenza.
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Capire i segnali di allarmi e i fattori di rischio può esserti utile
Lui la maltratta | Lei lo scusa, o chiede scusa per lui, anche diventando aggressiva a sua volta |
Parla sempre lui e domina la conversazione | Lei è nervosa e parla con difficoltà quando c’è lui |
Lui cerca di presentarsi come una vittima, come un depresso | Lei sembra non stare bene, spesso sta a casa dal lavoro |
Lui cerca di tenerla lontana da te | Lei nasconde lividi, ecchimosi |
Lui si comporta come se lei fosse cosa sua | Lei annulla un appuntamento con te all’ultimo minuto, o cerca di evitarti se ti incontra per caso |
Lui si proclama “buon marito” ed esalta le sue buone qualità | Lei sembra triste, impaurita, o comunque non autentica |
Come aiutarla
Esiti a intervenire? Vediamo perché… è quali argomentazioni potrebbero aiutarti.
Parlale di quello che ti sembra di aver capito. Assicurale che le sei vicina. Dille che le credi, che pensi che lei non abbia colpe. Parlale dei servizi antiviolenza sul territorio, spiegale che sono gestiti da personale femminile antiviolenza sul territorio, spiegale che sono gestiti da personale femminile specializzato e non giudicante, invitala a cercarne uno, anche attraverso il numero verde nazionale 1522. Offrirti di fare cose per lei, come tenerle i bambini mentre lei cerca i modi per uscire della situazione.
Offri la tua casa come porto sicuro per lei e per i suoi bambini e bambine. Incoraggiale a preparare una borsa con le sue cose più importanti, per lasciarla a casa tua, per qualsiasi evenienza.
Se lei nega l’abuso: lascia aperta la tua porta, dille che può parlare con te quando ne ha voglia.
Non sentirti arrabbiata o frustrata, pensa che lei ha paura, che si sente esposta, sente di aver fallito il suo progetto di vita, si vergogna a definirsi “vittima di violenza”, non è ancora pronta ad intraprendere i passi necessari.
Se ha figli/e, dille che non ha senso rimanere con un partner violento per il loro bene, ma che, al contrario, loro avranno molti problemi crescendo con un padre abusante.
Molto probabilmente, lui avrà fatto leva proprio sui bambini, dicendole che lei non sarà in grado di crescerli da sola e che i Servizi Sociali glieli leveranno. Spiegale che questo non è vero, che la madre è normalmente affidataria dei figli minorenni e che esistono servizi antiviolenza che le forniranno adeguata consulenza e assistenza legale.
estratto tratto da “4 Petali Rossi, frammenti di storie spezzate” – edizioni Arpeggio Libero
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Tuttavia l’arretramento di diritti e dignità si verifica in molti altri ambiti: anche sul lavoro, soprattutto in quest’ambito, che è importantissimo, perché permette alle donne libertà economica e indipendenza.
Come autrice ho scritto e realizzato il volume “Doppio Carico, storie di operaie” (edizioni Villaggio Maori) un volume-indagine, che cerca di portare alla luce le condizioni di lavoro e di vita delle donne in fabbrica e nelle aziende metalmeccaniche italiane.
Le 8 storie – 12 sono le donne intervistate – ci mostrano la fatica e la determinazione di queste donne che lottano per i propri diritti e la dignità.
Ogni interiorità aggiunge un tassello importante al mosaico, voglio però leggervi due brevi passaggi, legati al tema di oggi.
Il primo riguarda l’intervista alla sindacalista Cinzia e a Valeria, l’operaia Whirlpool di Fabriano, nel passaggio relativo alle molestie sessuali/abusi nei luoghi di lavoro. Cinzia e Valeria ci raccontano che nel territorio delle Marche, la ricerca Ires-Cgil mette in luce dati allarmanti:
183 mila sono le donne che, nel corso della vita, hanno subito violenza diretta o indiretta = 36,5%
Negli ultimi 3 anni la cifra si è già attestata 51 mila = 1 donna su 10
le molestie fisiche o ricatti sessuali sul lavoro, coinvolgono 41 mila donne e, solo negli ultimi 3 anni, si è già arrivati a quota 16 mila
36 mila sono le donne che hanno subito ricatti sessuali per ottenere assunzione, mantenere il lavoro, avanzare di carriera.
estratto tratto da “Doppio carico, storie di operaie” – edizioni Villaggio Maori
Questo nelle Marche, adesso che la crisi economica si fa più forte, questi dati tenderanno a crescere, in tutta Italia. Non sono dunque cifre preoccupanti?
E qui mi allaccio ad un’altra intervista, presente in “Doppio carico”, quella relativa al tema della disparità salariale, il cosiddetto gender pay gap.
Paola, Monica ed Elisa, informatiche di una multinazionale, hanno condotto una ricerca in azienda, grazie alla quale si dimostra che le donne dovrebbero lavorare un mese in più, per avere lo stesso stipendio dei colleghi uomini. La ricerca di Paola, Monica ed Elisa, stabilisce che nella loro azienda sono:
“Poco al di sotto della media nazionale, ma insomma 6367,98 euro lordi in meno al settimo livello il loro effetto lo fanno, considerando anche che la pensione viene calcolata sulla contribuzione e quindi la penalizzazione ha un lungo effetto.”
estratto tratto da “Doppio carico, storie di operaie” – edizioni Villaggio Maori
Stipendio più basso, dunque, ma non solo: anche meno ore di formazione, meno opportunità di carriera. Il problema non è solo italiano, ma mondiale, tanto che anche l’Onu è arrivata ad affermare il diritto alla medesima retribuzione per lo stesso lavoro, come uno dei diritti fondamentali, su cui lavorare su scala globale, per una vera equità salariale.
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Dunque, è necessario agire in tutti gli ambiti:civili e culturali, per accrescere il rispetto verso le donne e il riconoscimento dei diritti e maggiore dignità.
Perché, quando si mettono in campo condizionamenti e limitazioni individuali e collettivi, si lede la libertà soggettiva e si fa sempre un passo indietro, che impoverisce tutti. Occorre fare tutti un passo avanti, impegnarci nel quotidiano perché è fondamentale che:
- Si sostengano i diritti delle donne
- Si combatta contro i soprusi e le ingiustizie sociali
- Si supportino le donne in cammino
- Si aiutino quelle di noi che vogliono uscire dalla spirale della violenza
RENDERE LIBERA UNA DONNA PERMETTE ALLA SOCIETA’ DI DIVENIRE MIGLIORE.
Loriana Lucciarini

SE SIETE INTERESSATI AD APPROFONDIRE GLI ARGOMENTI DA ME TRATTATI ECCO I VOLUMI DA LEGGERE:

“Quattro petali rossi, frammenti di storie spezzate” (autrici: Arianna Berna, Monica Coppola, Silvia Devitofrancesco, Loriana Lucciarini – edizioni Arpeggio Libero) link d’acquisto https://www.arpeggiolibero.com/4-petali-rossi.html

“Doppio carico, storie di operaie (autrice Loriana Lucciarini – edizioni Villaggio Maori) – link d’acquisto http://www.villaggiomaori.com/store/Loriana-Lucciarini-Doppio-carico-Storie-di-operaie-p142981827
L’ha ripubblicato su Scintille d'Animae ha commentato:
25 novembre: Mille voci contro la violenza
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